Fondata nel 2006, l’Officina d’Arte Ponte di Ferro è un laboratorio associativo di scultura che offre a Carrara uno spazio attrezzato e accessibile per la lavorazione della pietra. L’associazione, nata con l’intento di fornire un punto di riferimento per artisti, studenti e artigiani, è diventata nel tempo un polo culturale dinamico, aperto a tutti e alla portata di tutti.
Nel corso degli anni, ha contribuito a creare una rete di scultori, artigiani e creativi che operano in un ambiente collaborativo e internazionale. Oltre a essere un laboratorio di scultura, l’Officina è anche uno spazio di scambi culturali, dove si organizzano residenze d'artista, workshop e attività che spaziano dalla scultura alla fotografia, dalla scrittura alla modellazione 3D. Questo ambiente multiculturale favorisce l'apprendimento e l'innovazione, creando un dialogo costante tra giovani e professionisti, italiani e stranieri. In questi anni, abbiamo accolto centinaia di scultori da ogni parte del mondo, consolidando una rete europea di scambi e collaborazioni che va oltre i confini locali, con realtà in città come Genova, Parigi, Vienna, Atene e Lisbona.
L’Officina è una risorsa fondamentale per i giovani artisti che, grazie al nostro supporto, riescono a fare il salto dal mondo accademico a quello professionale, acquisendo esperienza, visibilità e opportunità di lavoro. Forniamo loro un luogo dove realizzare le loro prime commissioni, entrare in contatto con galleristi, collezionisti e professionisti del settore. Con il nostro impegno costante, continuiamo a promuovere l'arte, la cultura e la crescita professionale, contribuendo a fare di Carrara una città ancora più viva e stimolante per artisti e creativi.
Il PONTE DI FERRO è associazione d’arte e organismo vivente.
È monumento di lavoro, collaborazione artistica, emblema di cultura. Come idra benevole, nelle sue multi-membra, è più mobile di quanto suggeriscano le sue masse marmoree. È eterotopia: un orfanotrofio di storia e di arte, in una società nella quale ad entrambe vengono assegnati solo posti limitati. È resistente e può sopravvivere anche agli inverni più difficili. Parla tante lingue e ha pelle spessa, fatta di multistrati di materiale.
È un luogo di transito, affermano alcuni che da qui sono partiti, così come le sculture che da qui andranno ovunque. Non ha bandiera e non finisce dove sono i sui cancelli, né con gli ultimi ritocchi. Ambiente fertile, la sua polvere è come polline, la sua progenie fiorisce sempre da qualche parte. È una foce, un delta in cui si mescolano internazionalità, intermedialità e interdisciplinarietà come memoria collettiva e archivio vivente in un trasferimento di conoscenze.
Le sue mani hanno più di duecento dita, scolpiscono, dal 3D all’argilla e, dove si sta per chiudere qualcosa, un fermaporta. Incoraggia la creazione individuale tanto quanto la diffusione di cultura. È anfitrione di simposi e d’incontri, area di sperimentazione e laboratorio professionale. Ha tante facce: un mosaico di specchi e in esso un singular plurale. È una possibilità necessaria, giustizia sociale e opportunità. È un punto di incrocio a cui si ritorna costantemente, non solo per capire da dove si è venuti, ma anche per comprendere dove altro andare. È un ponte. Collega distanze, rende percorribile ciò che prima era solo aria.
(Katharina Klein)